Papa vero
Ho voglia di mela.
Ho voglia di voltare le spalle a colui che pretende di usare il cellulare per scrivere messaggi che abbiano un significato che supera il banale livello di organizzazione del tempo senza neanche sapere, anzi esigere, le molteplici storie che le parole raccontano a chi legge, e tra le tante possibilità, il lettore può pure decidere di capire ciò che gli fa comodo.
MI gira la testa, ho come la percezione che il cielo si sia restringendo proprio lì davanti alla mai dolce ragnatela.
Ho incontrato un clarinetto che mi ha raccontato la storia del suo padrone, diventato per caso amico di una ragazza, non molto bella ma apparentemente spigliata, divertente ed intelligente, si accorse di avere agganciato una pena della natura.
Questa infatti si credeva superiore al resto, non era, il suo, cinismo derivato dalla rabbia modesta ma dall'idea di superiorità.
(sento tutto che pende a sinistra, mi sento scivolare).
Lei amava talmente sé stessa al punto di non poter concepire di non essere nascostamente venerata da tutti, spediva messaggi vagamente offensivi credendo di far provare forte dolore e senso di inferiorità ai suoi amici.
Tra loro vi fu il padrone del clarinetto, aveva strane reazioni ogni volta che lei spediva i suoi tocchi di simpatia: prima rideva davanti allo schermo del telefonino molto sguaiatamente, poi passava all'isterismo, dunque andava in bagno a vomitare il suo schifo per la stupidità.
Domenica seconda di maggio, o prima boh.
Io vi Amo tutti, anche se molto superficialmente, vi amo tutti.
Sono pronto ad assimilarvi, spalmarvi sulla mia pelle per assorbirvi lentamente. Sarete per me come la crema nutriente che eserciti di donne potenti (o meno) spalmano estasiate sulle loro immaginarie piaghe dell'età.
Sarete meglio che ettolitri di creme purificanti, impacchi all'iperico, gel d'aloe, latte alla calendula.
Voi siete i miei più carnosi fiori, io vi frullerò con la glicerina rendendovi perfetta lozione. Sarete il più grande desiderio degli STANCHI
Io vi amo tutti, anche se molto superficialmente
Vi sfido, anzi sfido solo colui o colei che sarà capace di trovare la forma più estrema di acqua e di descriverla debitamente.
Eppure ci deve essere almeno una parte di voi che non potete fare a meno di detestare!
GAMIRO
Gamiro si svegliò nell'edicola, Fordimio era seduto su di una poltrona. Davanti alla poltrona stava uno sgabello ricoperto di velluto blu, sopra, la gattina stava elegantemente seduta per lasciarsi lisciare la lucida chioma dalle mani sottili del suo padrone, ed ad ogni pettinata lasciava sospirare al suo petto piccole strofe lontane.
-Buon risveglio Gamiro-
-Sono passati 4 giorni?-
-Dipende, a quali giorni ti riferisci?-
-Preferirei non approfondire-
-Invece devi, tu sei passato nei giorni del dolore, e, per gentile concessione li hai vissuti senza provarlo, lì ogni ora può rubare tanta energia ad un uomo quanto nel tempo dove ora ti trovi ne rubano intere giornate. Comunque vieni, aspettando che anche il Vecchio si risvegli, vieni ad accarezzare la mia gattina che ama le coccole.
Gamiro si sedette in terra e con l'indice sfiorò le sopracciglia, il naso e le labbra della Gattina, e si sorprese a pensare al pensiero della purezza come ad un pensiero negativo, come una trappola alla quale fuggire.
-Sai cosa è la tenerezza Gamiro?-
-Forse è l'idea di purezza-
-Errato, sei tu, dall'altro lato del punto, sei tu nell'altro cono, ti attira perché ti pare un infinito netto e pulito, comunque non sperarci, non è così, è tutto un effetto ottico.-