Ingombri Gam11
Avete ancora un nome?
Un giorno un uomo grosso, con la faccia a pera e le braccia con un diametro più esteso del torace, con i baffi, un po' di barba e tanta voglia di salire sui tavoli per dare più eminenza alla sua voce, mi tolse il Nome ma lo fece a tempo determinato.
Mi sentii, prima stupidamente divertito, poi mortificata a tempo determinato.
-Come ti chiami?-
Persi un po' del mio tempo ad esplorare il significato di questa frase.
Giusto, lo persi.
Ora il mio nome, dopo aver minato 'il mio', lo ho sciolto, e già provo la sensazione di avere più occhi.
Questo non significa che io capisca cosa vedo.
Se la privazione viene dall'esterno, ci si sente in trappola. Se la privazione è nella nostra volontà, torna ad essere libertà.
Non dimenticate che quando scrivo io sono il ragno, io sono in un bosco, non in una casa, ed è molto più facile ottenere profitti dalla volontà nel bosco.
Non so come spiegarvi che si tratta ancora di pensiero.
Ancora.
Gamiro 11
Erano le sette quando Gamiro lasciò l'edicola, c'era ancora tempo per comprare una scatola di croccantini per gatti al supermercato.
Comprò quelli meno costosi, avevano un odore raccapricciante, li rovesciò tutti ai bordi di una vecchia siepe lasciata a sé stessa, una siepe triste, intrisa di quell'odore di siepe, ancora più triste, soprattutto di sera.
Accorsero decine di gatti e mangiarono.
Gamiro si fermò per un attimo ad osservare la facilità della sparizione poi tirò fuori dalla tasca i suoi risparmi e li infilò nella scatola di croccantini, dunque si diresse verso casa.
Sistemò sia il suo letto sia quello del vecchio, aspettò le 11 e mezza dunque uscì e si nascose dietro al cespuglio, lei arrivò, le pareva agitata, Gamiro non voleva agitazione, sarebbe pure tornato a casa, poi si ricordò di aver fatto una promessa dunque si accorse che, ad essere agitato, era lui, era lui che pompava più ossigeno del dovuto al cervello.
-psss pssss-
Lei si girò, sembrava contenta, forse stupita di vederlo.
-Dunque?-
-Ti ho portato i croccantini per i Gatti-
-I croccantini! Tieni!-
Lei lo guardò lo stupore pareva ora spavento, comunque aprì la scatola, guardò dentro.
Gamiro la credette nello sconforto quindi cercò di attirare la sua attenzione, di distogliere gli occhi dai soldi.
-Non sono tu padre!-
Lei si rasserenò e lo raggiunse.
Gamiro la prese per mano e la trascinò sin dentro alla sua dimora, il vecchio era tornato.
-E lei chi è?-
-Lei è La Signorina-
-Sei sicuro di poterla portare qui?-
-Sì, la ho bendata -
-E dove è la benda?-
-Fuori-
-Fuori…-
-Possibile che non ti fidi?-
-Fai te, se mi fido, posso anche rimanere profondamente deluso, se non mi fido, più di tanto deluso non posso rimanere, certo sarebbe un bel gesto nei tuoi confronti, per questo lo chiedo a te, di dirmi cosa fare della mia fiducia!-
-Senti, della tua fiducia hai già deciso che farne, non è che si decide della fiducia a tavolino, è per questo che fa spesso malissimo e raramente fa miracoli.-
-Dai, portatela via di qui, andate a fare un giro altrove-
.
I due uscirono.
-Mi scusi Signorina, io non so davvero dove andare-
-Non importa. Prendiamo un autobus ti va?-
-Sì, e so anche quale prendere-
Un giorno pensai al potere, mi ricordo che ridevo, ridevo.
Oggi non penso al potere, se capita mi confondo, preferisco pensare all'unione.
Nota del curatore: Dissotterrato da un indice primario che aveva perso il suo nome, come l'uomo grosso del racconto che toglie i nomi a tempo determinato. I croccantini per gatti si sono sparsi tra le righe del database come offerte votive in un tempio felino digitale - ogni moneta nella scatola un record, ogni gatto un processo che consuma risorse. La siepe triste del codice SQL emana ancora quell'odore di query abbandonate a se stesse.